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Dugliolo

Scheda

Ricco d’acque, come indica il nome (dal latino doliolum, vaso, rappresentato anche nello stemma), il territorio, esteso tra i torrenti Savena e Idice, era in epoca romana il pagus Doliolus, parte dell’agro di Bologna. Per la sua posizione strategica e per l’antico porto vallivo, importantissimo per i collegamenti tra Ferrara, Bologna e Ravenna, ebbe notevole importanza fino al XII secolo, quando, dopo le tremende rotte del Po a Ficarolo, la sua situazione idrica costrinse più volte la popolazione, fin allora ricca e fiorente, ad abbandonare i campi e le abitazioni. La valle si ingrandiva sempre più e l’Idice continuava a rompere gli argini allagando le terre coltivate che divenivano a lungo improduttive; alla fine del Settecento gli abitanti rimasti, 250, vivevano di stenti; la chiesa parrocchiale dedicata a san Gregorio Magno fu costretta a spostarsi quattro volte in altra sede ed anche il porto era divenuto inservibile. Dopo la rettificazione dell’Idice (1814-1816) e i conseguenti grandi lavori di bonifica, la valle venne ridotta creando ben controllate risaie; il terreno fu reso asciutto ed in area stabile poté essere eretta la nuova chiesa (1830). La rinascita del paese si consolidò nella seconda metà dell’Ottocento, anche grazie alle innovazioni agricole apportate dall’agronomo budriese Annibale Certani, e continuarono agli inizi del Novecento con gli importanti lavori del Consorzio della Bonifica Renana e con le opere di miglioria apportate dal Comune di Budrio, dalla cui amministrazione Dugliolo dipese dopo la formazione del Regno d’Italia.
Fa parte del territorio di Dugliolo anche la borgata Casoni, che deriva il suo nome dalle antiche abitazioni di canne, con il tetto di paglia e strame, tipiche dei luoghi palustri, usate dapprima come abitazioni temporanee per il lavoratori agricoli, divenute poi permanenti, migliorate con pareti e tetti in muratura.
Di antichissima origine, fu nel passato una comunità di una certa importanza, estesa in un’area molto più vasta dell’attuale. Testimonianze di questa realtà rimangono nel palazzo cinquecentesco dei conti Manzoli (oggi proprietà Caliceti), rappresentato già nel 1578 nei disegni del cartografo Ignazio Danti, presso l’argine dell’Idice (deviato nel 1816), insieme alla chiesa di San Pancrazio (1565). L’edificio sacro venne distrutto dalla inondazione del 1804 e subito ricostruita un po’ più distante. Da tempo sconsacrato, oggi, dopo un sapiente restauro che ne ha mantenuto gli spazi originari, è stato adibito dall’attuale proprietaria, Lidia Bagnoli, a studio di pittura.